SALON INTERNATIONAL DE L'AGRUME IL 4-5-6 AVRIL 2025 PALAIS DE L'EUROPE MENTON - LA CITTÀ DI VENTIMIGLIA PRESENTE CON I SUOI CEDRI E LIMONI. LO STAND ALL'ESPOSIZIONE CURATO DAL COMITATO CENTRO STORICO
- ROMEO FERRERO
- 5 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 apr

Il Comitato Centro Storico di Ventimiglia con il suo presidente Sergio Pallanca a Mentone per presentare una storia centenaria che parla di limoni e di cedri del Ponente ligure. Il Comune di Ventimiglia (IM) presto proporrà il limone come nuova Deco.

Leggendo l' articolo "AGRUMI del Ponente ligure" sul sito della Compagnia d'i ventimigliusi "la coltivazione e la commercializzazione degli agrumi, con i limoni in particolare evidenza, hanno caratterizzato l’agricoltura del Ponente ligure, fin dal XVII secolo, persistendo oltre la metà del XIX. Nei primi anni del Settecento il mercato di riferimento era la Provenza, che negli ultimi anni del secolo si rivolgeva a tutte le maggiori città europee. In quel secolo, la diffusione di comunità ebraiche in tutta Europa, con la concessione di praticare apertamente la loro ritualità, incentivò decisamente il mercato dei cedri. Durante la guerra di Secessione americana del 1861, con gli agrumeti in esclusiva proprietà dei Confederati, gli stati unionisti del Nord, decimati dallo scorbuto, importavano limoni ventimigliesi in gran quantità, attraverso la ditta Biancheri. Il particolare clima del luogo, nel tempo, aveva selezionato alcune qualità di punta: nella Valle di Latte e nel sito di Olignana, presso Ventimiglia; così come in Val Verbone si coltivava la “Bignata” dai frutti a pelle liscia, sottile e di sapore assai gustoso, la “Lerisca” dalla pelle liscia ed il “Bollotino” con pelle rugosa e spessa, entrambe col contenuto poco succoso.

Nei primi anni del Settecento, pur persistendo la produzione familiare, che aveva caratterizzato l’inserimento di questa cultura in zona e la conseguente evoluzione, veniva istituito il “Magistrato de’ Limoni” che presiedeva alla raccolta ed alla vendita dell’intera produzione locale, con opportuni “Capitoli” razionali a difesa del prodotto e della “piazza”, in Bordighera, Mentone e Ventimiglia. Il Magistrato vigilava contro ogni disonestà commerciale e gestiva l’osservanza dei capitoli, attraverso la collaborazione di tre controllori dei frutti, appoggiati da estimatori. Opportuni messi erano incaricati di reclutare i raccoglitori, mentre ai sensali competeva di sentenziare i prezzi di mercato. Il proprietario di limoneti non poteva interferire ne’ raccogliere il prodotto e soltanto a fine stagione riceveva il dovuto. Due capitoli regolamentavano la pezzatura del limone, sia nella maturazione, sia nella qualità, classificandola secondo le piazze di smercio. Ma in generale erano selezionati quali: limoni alla tedesca, limoni e cedri all’ebrea, e frutti da torchio. Questi ultimi, tutti i frutti di scarto e quelli piccoli, non venivano esportati, ma lavorati da alcuni imprenditori locali che producevano il succo di limone, detto “l’àgru”, che trovava esportazione sia in Italia, sia in Europa. Dal succo acquistato localmente, industrie genovesi o nizzarde producevano l’acido citrico, indispensabile per la cura dello scorbuto, fin dal Settecento". Leggi tutto l'articolo su Compagnia d'i ventimigliusi
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